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Differenza tra brillante e diamante
Come distinguere un diamante da un brillante
Spesso utilizzati come sinonimi, i termini diamante e brillante in realtà indicano due gioielli ben distinti e con specifiche caratteristiche che li rendono perfettamente riconoscibili.
Più precisamente, Il diamante è una pietra preziosa, formata da carbonio cristallizzato, riconosciuta come la gemma più dura in natura e da sempre simbolo di eternità e lusso. È la materia prima, la gemma grezza o lavorata in varie forme.
Il termine brillante, invece, non indica un materiale diverso, ma un particolare taglio del diamante, quello più diffuso e apprezzato, composto da 57 o 58 faccette studiate per esaltare al massimo la luminosità e la riflessione della luce.
Questa distinzione è fondamentale per comprendere il linguaggio della gioielleria. Parlare genericamente di “brillante” come sinonimo di diamante può generare confusione, soprattutto quando si tratta di valutazioni, acquisti o certificazioni.
Le principali caratteristiche di diamanti e brillanti
Per capire davvero che differenza c’è tra diamante e brillante, occorre individuarne le caratteristiche principali. Ecco tutti gli aspetti più importanti da valutare per imparare a riconoscerli:
· Natura della gemma vs. taglio. Il diamante è la pietra preziosa (grezza o lavorata) valutata secondo le 4C: Carat (peso), Color (colore), Clarity (purezza), Cut (taglio). Il brillante è il diamante tagliato con uno schema standard a 57/58 faccette.
· Geometria e numero di faccette. Il taglio brillante prevede corona, tavola e padiglione con proporzioni studiate per riflettere la luce in modo ottimale. Simmetria, proporzioni e finitura influenzano brilliance (luminosità), fire (dispersione dei colori) e scintillation (scintillio).
· Resa estetica. Il brillante appare vivo e luminoso anche in condizioni di luce non ottimali. Altri tagli privilegiano eleganza geometrica o “finestre” ottiche più ampie (es. emerald), con un effetto meno scintillante ma molto pulito.
· Certificazione e qualità (le 4C). Le certificazioni (es. GIA, IGI, HRD) indicano le 4C. In particolare, la “Cut Grade” misura la qualità del taglio (proporzioni, simmetria, politura) e incide in modo significativo su brillantezza e prezzo. Due diamanti con stesso peso/colore/purezza possono avere valori diversi se la qualità del taglio cambia.
· Montature e stile di gioiello. Il taglio brillante si presta a montature che lasciano entrare luce (solitari a griffe, halo, trilogy), enfatizzando scintillio e valore estetico. Altri tagli si abbinano a stili più lineari o vintage.
· Valore e prezzo. Ha più valore il brillante o il diamante? Un diamante con taglio eccellente può valere sensibilmente di più di uno dello stesso peso/colore/purezza ma con taglio mediocre.
Tuttavia, non è il solo fatto di essere “brillante” a rendere l'anello automaticamente più prezioso: contano peso (carati), colore, purezza e qualità del taglio certificata. In sintesi: il taglio può massimizzare il valore estraibile da una determinata pietra, ma non lo determina da solo.
Il diamante è la gemma; il brillante è il suo taglio più diffuso. Capire questa distinzione consente di leggere correttamente le certificazioni e valutare il prezzo con criterio, evitando ambiguità e acquistando il gioiello più adatto alle proprie aspettative estetiche e di investimento.
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